Rocco


Il cartone che prendo in esame oggi è ambientato in un bosco.
Addentriamoci insieme tra la vegetazione.
Oddio. "Addentriamoci" è una parola grossa.
Cosa vuoi addentrarti in una manciata di pochi alberi radi, sparsi qua e là nel mezzo di un bianco nulla? (E per sapere cos'è il bianco nulla, basta cliccare qui.) Con lo stesso passo con cui entri in questo bosco, ne sei praticamente già uscito.

Non ci troviamo infatti in mezzo a una foresta lussureggiante, di quelle che ti fanno venire voglia di inspirare a pieni polmoni e di sentire il profumo del pino che ti pervade ed elettrizza le narici. Non siamo circondati da una miriade di sfumature di verde, con qualche raggio di luce che penetra tra i rami, regalando all'atmosfera un magico tocco fatato.

Niente di tutto questo: abbiamo solo quattro alberi striminziti, sparpagliati su una striscia di verde dai contorni molto sfumati. Fa un po' effetto nebbia, ma non quella nebbia affascinante, tipica del bosco autunnale, che fa pure risaltare i mille colori delle foglie aranciate. No, qui abbiamo un effetto nebbia piuttosto deprimente, spaesante, non sai dove sei, cosa ti circonda. Sembra quasi di stare nel film The Others con la Kidman che vede emergere dalla bruma i fantasmi delle anime perdute...non il massimo della gioia.

Il protagonista del nostro cartone è uno scoiattolo chiamato Rocco. Dotato come al solito di una macroscopica testa (e prima o poi dovrò stilare una classifica cartoonesca dei personaggi in base alla dimensione del loro cranio), di una coda piuttosto foffosa e di strani cosciotti belli pienotti che sembrano quasi calzoni alla zuava, visto che poi sono pure azzurri, non certo un colore tipico dello scoiattolo.

Rocco non parla ma emette suoni di vario tipo con i quali interagisce in qualche modo con la voce narrante. Ecco, apriamo la parentesi su questa voce: io la trovo piuttosto inadeguata, soprattutto per un cartone. Mi fa lo stesso effetto della voce di Ilaria D'Amico quando doppiava il drago di Eragon. Cioè, non è credibile che un drago da fantasy canonico parli con la stessa riconoscibile voce che siamo abituati a sentir disquisire su cosa fa la Juve in Champions. Già Eragon non era poi questo gran film, se poi ci mettiamo pure il drago giornalista sportivo!

Ecco, nel cartone di Rocco abbiamo una cosa simile. Non so di chi sia la voce narrante, ma non è propriamente da attore, o meglio, non è una voce "educata". Inoltre, questo narratore legge, più che recitare, sforzandosi di dare qualche inflessione emotiva ogni tanto, ma con risultati piuttosto forzati, secondo me. La voce originale inglese è invece molto, molto più adeguata.

In Mrs Doubtfire, alla domanda: "Ha qualche particolare capacità?", Robin Williams rispondeva: "Certo, faccio le voci". Lui e il suo doppiatore (Carlo Valli) si esibivano quindi in una carrellata di voci, accentazioni e intonazioni piuttosto divertenti e molto varie e infatti, nel film, il mestiere del personaggio di Williams era proprio il doppiatore di cartoni animati. È una cosa seria e difficile e non ci si può improvvisare.

Semmai il doppiatore di Rocco dovesse leggere queste righe, non si offenda, per carità! Che poi queste sono tutte mie opinioni che valgono come il due di spade quando la briscola è a coppe.

Comunque, torniamo a Rocco il quale, per una volta tanto, non è troppo antropomorfizzato e affronta situazioni abbastanza consone al suo essere scoiattolo e quindi i suoi problemi sono del tipo: trasportare e aprire castagne senza pungersi coi loro ricci, portare una prugna gigante in un luogo comodo per mangiarsela in pace, collezionare foglie evitando che il vento le soffi via, portare una sorta di liana attraverso il bosco evitando di rimanerci impigliato, trascinare un grosso ramo senza incastrarsi tra gli alberi, portare l'acqua con sé, in modo da poter guardare ovunque il cielo nel suo riflesso...

Effettivamente tutto quanto ruota attorno al movimentare oggetti da una parte all'altra, il che è un'attività abbastanza verosimile per un animaletto. Le puntate vertono proprio sulla ricerca del modo migliore per fare questa attività e Rocco, prima di capire bene come deve fare, tende a essere un po' pasticcione e quindi si inciampa, si incastra, si punge, si bagna ecc...d'altronde il messaggio educativo del cartone è questo: come fare o non fare qualcosa.

Che botta!

Ogni tanto, Rocco è accompagnato da alcuni uccellini colorati che lo aiutano nel fare le cose e magari anche condividono con lui i prelibati frutti boschivi. Cooperazione e condivisione.

Non sono del tutto sicura che l'edizione italiana del cartone sia sempre accuratissima dal punto di vista della traduzione. Ogni tanto a Rocco cade qualcosa e la voce narrante dice:"Oh, caro! Ti è caduta la prugna!"

Oh, caro??
OH, CARO??
Ho capito bene?

Per un attimo ho addirittura pensato che il narratore manifestasse un moto di grande affetto nei confronti di Rocco, ma poi mi son detta: no, questa è una traduzione iperletterale dell'inglese 'oh, dear' il cui significato, in questo contesto potrebbe essere reso in mille modi, partendo da un semplice "oh, no" e poi proseguendo in crescendo con perdiana, perbacco, poffarbacco, perdinci, perdindirindina, perdincibacco - ma tutte con la p? no ecco che arrivano: acciderba, accipicchia, capperi, sorbole, per la misèria (con accento piemontese). Insomma, ci saranno 827 modi validi per tradurre 'oh, dear', ma tra questi non c'è "oh, caro", a meno che non ci si stia rivolgendo al proprio consorte.

Per chiudere, non posso dire che questo cartone mi avvinca ai massimi livelli, ma questo non significa niente, può benissimo essere che le goffaggini di Rocco siano divertenti agli occhi di un pubblico infantile e che anche l'aspetto estetico complessivo piaccia ai bambini.

Rocco va in onda su BabyTV

E anche per questa volta è tutto. Ciao cari!

Bye my dears!

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